SAPER PERDERE PER SAPER VINCERE
di Gabriella Cappelletti
Nello sport, come nella vita, capita spesso di trovarsi di fronte ad una sconfitta. Come possono gli allenatori aiutare i propri ragazzi a saper perdere?
Perché questo argomento?
Lo sport, per sua stessa natura, è competizione. Vittoria e sconfitta sono due facce della stessa medaglia: non si può “vincere” senza prima aver “perso”. Questi due concetti sono relativi. Si possono, infatti, considerare vittorie non esclusivamente quelle olimpiche, ma i piccoli traguardi raggiunti quotidianamente attraverso il sacrificio e la sofferenza; a volte, invece, le fatiche non sono ripagate e anche in questo senso si può parlare di “sconfitta”.
Chi non si è mai chiesto: “Perché fare tutta questa fatica, se i risultati alla fine non arrivano?”. Ma è proprio questo il senso dello sport: lavorare ogni giorno su se stessi senza spaventarsi delle difficoltà. Vince di più un ragazzo che cerca ogni giorno di superare i propri limiti di uno che decide di “vincere facile” barando o attraverso il doping.
La forza dello sport è proprio questa: avere il coraggio di rialzarsi dopo ogni caduta!
Come fare?
L’allenatore può proporre la visione di alcune grandi sconfitte nella storia dello sport (ad esempio la vittoria annullata di Dorando Pietri, il rigore sbagliato di Baggio alla finale del Mondiale 1994, la caduta di Carolina Kostner alle Olimpiadi del 2006,..).
Riflettete, poi, insieme ai ragazzi:
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Se fosse successo a noi, cosa avremmo fatto?
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Nella nostra esperienza, ci sono state delle sconfitte? Come abbiamo reagito?
Fate presente che gli atleti citati hanno poi continuato la loro carriera, arrivando a ottimi risultati.
Per far sì che le sconfitte non vengano vissute come un dramma definitivo, ma come un punto di partenza per esperienze future, l’allenatore invita gli atleti a scrivere le loro sensazioni e i loro propositi su dei foglietti in forma anonima ogni volta che essi sperimentano una sconfitta, anche se piccola. Questi foglietti verranno poi messi dentro una scatola. Dopo un tempo prefissato (circa un mese) l’allenatore riunisce il gruppo e si leggono tutti gli scritti:
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È cambiato qualcosa? Che cosa?
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Come ci ha aiutato quella sconfitta?
Consigli per il conduttore
È importante non minimizzare la sconfitta: il ragazzo si sentirebbe preso in giro. Il compito dell’allenatore è prendere atto della situazione, analizzarla insieme al ragazzo e capire dove si è sbagliato e cosa si può migliorare. Ma, soprattutto, far capire ai propri atleti che la sconfitta è una dimensione naturale dell’esistenza che va accettata non passivamente, ma come stimolo per continuare a fare sport e quindi ad affrontare le sconfitte anche nella vita.
Gabriella Cappelletti