LA PANCHINA
di Sara Manfrinati e Davide Lima
Il luogo dove lo sport si prepara e incontra la frustrazione e l’ansia dei ragazzi! Una riflessione e un’attività per educare i piccoli a viverla meglio.
Gestione della frustrazione e della concentrazione
Vi siete mai chiesti cosa possa pensare un ragazzo seduto in panchina? Cosa possa provare? Frustrazione o stimolo?
È importante che l’allenatore percepisca cosa pensi il proprio atleta in una posizione “complessa” come quella di osservare gli altri che affrontano una sfida, poiché questo si potrebbe sentire in disparte o peggio ancora “tagliato fuori”. Oppure potrebbe sentire l’adrenalina in circolo con la voglia di riguadagnarsi un posto “in prima fila”.
La panchina è quella zona dello sportivo che, in funzione del ruolo, può avere aspetti positivi oppure negativi: per l’allenatore, è il trono da cui può osservare la partita a 360 gradi, giudicando ed elaborando le prestazioni della squadra in campo; per il giocatore rappresenta il “Tugurio”, il Giudizio, la Spada di Damocle.
Sono tanti i motivi per cui l’atleta può essere sottoposto a questa “maledizione”: ad esempio una punizione dovuta ad un comportamento poco consono o scorretto (ritardi in allenamento, comportamento sbagliato verso i compagni, ecc.) oppure per la presenza di compagni più esperti o in forma.
D’altro canto, l’esperienza di questo “tugurio” può essere invece un momento di consapevolezza per i giocatori: qui si scopre meglio che in una squadra “tutti sono utili, ma nessuno è indispensabile” e se si usano alcuni accorgimenti può anche diventare uno strumento di sana motivazione.
La differenza la può fare solo l’allenatore che, oltre ad interessarsi della partita, deve avere al contempo un occhio di riguardo per chi in quel momento è “escluso” dal gioco diretto. Deve perciò avere con lui un atteggiamento di empatia e soprattutto coinvolgerlo nell’osservazione e nell’analisi delle prestazioni in campo.
Questo servirà alla squadra per elaborare nuove strategie e migliorarsi. E al ragazzo in panchina servirà per sentirsi partecipe, utile, non escluso dal gioco.
È poi essenziale provare a trasmettere l’idea che la panchina è il passaggio fondamentale per aspettare il proprio turno. Bisogna educare i bambini all’obiettivo per cui si è lì, più o meno a lungo.
ATTIVITÀ: Gioco del fazzoletto
Obiettivo: Far capire ai giovani atleti l’importanza di mantenere la concentrazione fuori e dentro al campo.
Spiegazione attività
- Si formano due squadre
- I bambini si mettono uno di fronte all'altro: ad ogni componente viene assegnato un numero che sarà uguale a quello dell’avversario posto di fronte a lui
- Un adulto (o un bambino a turno se sono in numero dispari) tiene in mano un fazzoletto e chiama a caso gli elementi delle squadre gridando un numero.
- I due bambini che hanno quel numero corrono fino alla persona che ha il fazzoletto in mano e devono cercare di prenderlo per primi.
- Colui che lo prende deve correre al proprio posto senza che il suo avversario riesca a toccarlo, se viene toccato deve cedere il fazzoletto all'altra squadra che fa così punto, se invece riesce ad arrivare al proprio posto senza essere toccato dall'altro bimbo allora il punto è della sua squadra.
- Il gioco è già molto noto e forse quasi inflazionato, ma lo proponiamo in quest’occasione con l’accorgimento che l’allenatore possa, a fine attività, rielaborare i concetti dell’attesa, della costante tensione e attenzione, della pausa, del picco di sfida in mezzo a tanto attendere in tensione, etc etc… (a tal proposito si veda il capoverso dei “consigli per allenatori”).
CONSIGLI PER ALLENATORI
Per stimolare la concentrazione:
- Chiamare apposta il bambino distratto
- Richiamare per 2 o 3 volte consecutive lo stesso numero, in modo da mantenere attiva l’attenzione anche dopo il proprio turno
- Fare aspettare i bambini impazienti
- Chiamare più numeri insieme: in questo caso tutti i componenti chiamati della squadra devono prendere in mano almeno una volta il fazzoletto
- Gli atleti non chiamati devono supportare i compagni
- Notare e stimolare i bambini troppo sotto-tensione
- Notare e placare i bambini esageratamente esasperati nell’attesa
CONCLUSIONI
Per evitare che i bambini associno la panchina ad un momento di frustrazione, dove tendono ad annoiarsi e a disinteressarsi della squadra e della gara in corso, il consiglio è quello di coinvolgerli, cercando di fargli notare gli errori dei compagni, magari chiedendo loro come questi possono essere risolti o ridotti.
In questo modo, resteranno attenti a ciò che accade in campo, continuando la loro formazione (anche se da un diverso punto di vista) e allo stesso tempo si sentiranno gratificati dalle attenzioni del mister.
Esempio di domande da fare ad un bambino mentre è in panchina:
- Che errore ha fatto il tuo compagno?
- Quello era un fondamentale sportivo perfetto: perché?
- Quella segnalazione di fallo secondo te è regolare? Perché?
- Segnalami tutti i gesti di correttezza, di sportività, che vedi...
- Qual è il punto di forza della nostra squadra?
- E di quella avversaria?
- Che consiglio daresti adesso alla squadra?
Sara Manfrinati e Davide Lima