REGOLIAMOCI
di Gabriella Cappelletti
Le regole stabilite insieme sono una responsabilità e un patrimonio comune da difendere...
Che cosa si fa?
Difficilmente ai bambini piacciono le regole, a qualunque genere di attività possano appartenere, specialmente in ambito sportivo, quando vorrebbero divertirsi senza subire nessuna limitazione.
Perché?
In uno sport le regole sono alla base di tutto: per la buona riuscita della gara, dell’allenamento stesso e, perché no, anche del divertimento. Senza regole non c’è, in fondo, divertimento.
Lo sport infatti non ha soltanto la funzione di aiutare lo sviluppo armonico del proprio corpo, ma, attraverso il gioco e il divertimento, svolge una profonda funzione educativa.
Se un bambino impara le regole di uno sport si sente gratificato, perché si rende conto che non procede a caso. Per questo ne trae anche un prezioso insegnamento per condurre la propria vita: è un buon esercizio di consapevolezza. Non solo: avere delle regole significa anche capire che tutti sono tenuti a rispettarle, anche l’allenatore, e questo porta a buoni risultati per la comunità oltre che per i singoli.
Come?
L’attività si svolge durante una seduta di allenamento un po’ particolare.
L’allenatore (che conosce bene i bambini) divide i ragazzi in gruppi; a ciascun gruppo è assegnato un ambito o luogo (spogliatoio, campo, spalti e relazioni con altre squadre, etc.) all’interno del quale deve creare delle regole, che poi vengono trascritte su carta e appese nei luoghi (anche simbolici) dove dovrebbero essere applicate. I fogli dovrebbero essere poi “firmati”, magari con delle foto di gruppo, che responsabilizzano maggiormente i loro ideatori.
Pertanto, se poi un genitore o un ragazzo o un allenatore non rispetta la regola, diventa un segnale abbastanza forte l’aver aggirato un “paletto” individuato e sottoscritto dai ragazzi.
In questo modo i giovani protagonisti non subiscono passivamente un insieme di regole, ma ci ragionano e le creano. Ogni gruppo controlla il rispetto delle regole che ha creato, e può sanzionare i trasgressori attraverso l’uso di un cartellino giallo. Alla fine di ogni mese, il gruppo (o la figura adulta, che sia genitore o allenatore) che non ha mai avuto cartellini gialli, può fregiarsi di un cartellino verde (ricordare che basta un solo individuo del gruppo per causare la sanzione del cartellino giallo per tutto il gruppo: questo aiuta a lavorare con gli altri) che è il segnale di un successo ma anche della giusta competizione che dovrebbe esserci in ogni tipo di sport.
Consigli per il conduttore
Fondamentale è che tutte le figure coinvolte (bambini, genitori, allenatori) rispettino ed accettino, ognuno nel proprio campo di pertinenza, le regole stabilite. Inoltre l’allenatore dovrebbe collaborare con i bambini nella fase di stesura, ascoltandoli e guidandoli.
Gabriella Cappelletti