Tifo all'ultimo stadio
Antidoti alla violenza sportiva
Sono il papà di un bambino di 10 anni e ho appena accettato l’invito del suo allenatore di calcio ad andare il prossimo anno a dare una mano nella società sportiva. Non farò l’allenatore, ma mi troverò a dover gestire con lui diverse situazioni, sportive e non, che coinvolgeranno sia mio figlio sia tanti altri bambini. Ho subito accettato con entusiasmo, ma poi mi sono sorte mille domande… ce la farò? Saprò essere di buon esempio? Come affronterò certe questioni spinose, come ad esempio la compresenza di violenza e di sport sano?
Tonino
“Uomini nuovi per uno sport che educa”. Iniziamo da questo libro di don Aldo Rabino, educatore salesiano, comunicatore, formatore e cappellano del Torino Calcio.
E così abbiamo subito “messo in campo” alcuni concetti chiave da cui non dobbiamo prescindere nel tentare una risposta ragionata e logica.
Cominciamo dal titolo: ci vogliono uomini nuovi per uno sport che educa. È proprio la tua scelta, Tonino, la prima risposta pratica alla questione.
Quando si è socialmente convinti, pressoché all’unanimità, che lo sport (e per ora limitiamoci per comodità a parlare solo di quello italiano) non sia più un ambiente così sano e ricco di buoni modelli educativi, allora ci vuole un coraggio per cambiare le cose: bisogna cercare persone nuove, oppure diventare noi stessi persone nuove in questo ambito.
Approfittiamo ancora della enorme esperienza di don Aldo Rabino, il quale scrive ancora: “L’uomo nuovo di cui andiamo in cerca come colui che saprà operare per i giovani attraverso lo sport non potrà fare a meno di essere primariamente un operatore di pace”.
Eccoci al primo nocciolo. Operare per la pace è, in tutta la sua disarmante semplicità, la cosa più importante da dire, così come pure la cosa più immediata da fare.
La violenza è l’assenza di pace. La pace è l’antidoto. È il primo antidoto individuale per quella malattia sociale che tutti conosciamo, ma che raramente pensiamo di poter affrontare uno per uno, ciascuno per la sua singola parte.
L’Assessorato allo Sport e Tempo Libero della Provincia di Ancona pubblicò un testo in cui la prima frase fu: “Non distruggere il piacere! – Violando il piacere del singolo individuo si innesca quel meccanismo fatto di rancore e repressione che sfocia nella violenza”.
Ovviamente contrastare l’indole violenta altrui è una questione assai impegnativa. E come per ogni cosa complicata, “fai un passo alla volta!”
Step 1: cominciamo con il dare l’esempio. I ragazzi spesso imitano e, una volta adulti, ripetono, a volte anche inconsapevolmente. Se io per primo uso un linguaggio corretto, un atteggiamento pulito e leale, allora molti mi imiteranno in prima istanza. E poi mi apprezzeranno. E poi si comporteranno consapevolmente allo stesso modo.
Step 2: cominciamo a denunciare, o quantomeno a stigmatizzare e correggere, gli atteggiamenti violenti altrui.
Step 3: mettiamo assieme il concetto di persona e di sportivo. Il ragazzo è un atleta, ma è una persona. L’avversario è una persona. Il compagno è una persona. L’arbitro, il giornalista sportivo, l’allenatore, il genitore sugli spalti e tutti gli altri coinvolti in quello sport sono persone.
Step 4: educhiamo i ragazzi (e gli adulti) a gestire sia le emozioni che i sentimenti. La gioia per la vittoria, così come l’amarezza per la sconfitta, hanno bisogno di menti forti e di spiriti saldi.
Sono tantissimi i libri da cui attingere dati e riflessioni sul tema della violenza in relazione allo sport o sul come rielaborarla per eliminarla del tutto.
Ti segnaliamo la collana, edita da Elledici, dal titolo “Lo sport educativo”, di cui sono già usciti due volumi (“Sport: una passione da vivere in famiglia” + “L’alfabeto dello sportivo”) ed un terzo è già in fase di scrittura. Collaborano a questa collana: CONI (anche Prandelli sostenne l’uscita del primo volume con la sua testimonianza), CNOS-SPORT, ANIMAGIOVANE-ALTRESI’ (area “EducaSport”), LABORATORIO CREATIVO, MONDO ERRE, Emanuele Zof, lo storico arbitro Trentalange e tantissimi altri enti e collaboratori.