amicizia in squadra

Scritto da Chiara Cosentino.

lettera sportUn allenatore si interroga sul clima di squadra...

 

 

Ciao, sono un allenatore di una squadra di basket di ragazzi delle medie. Nell’ultimo periodo ho dovuto affrontare la questione delle amicizie e delle inimicizie che loro stessi vivono all’interno della squadra. Questo infatti molte volte ha provocato dei problemi non indifferenti durante gli allenamenti e le partite.

Come posso affrontare con loro questo problema?

Francesco

 

Risponde lo staff de “Lo Spiazzo”:


L’idea che l’amicizia unisca la squadra nasce da un fraintendimento di fondo: l’amicizia è un legame fra due persone che si scelgono a vicenda, reciprocamente.
Non esiste un’amicizia di gruppo, esiste un’amicizia tra due persone. Poi esistono gli amici degli amici, ma i legami sono sempre fra due soggetti. È quindi poco efficace pensare di creare quel clima corretto di serenità, di collaborazione puntando sull’amicizia.

Eppure la richiesta è legittima!
Semplicemente, crediamo che bisogna puntare su qualcos’altro.

Bisogna avere il coraggio di recuperare alcune parole che ci aiutano a migliorare gli ambienti dove viviamo.

Se ci pensate, questo succede spesso anche nei contesti di lavoro: si è convinti che si possa andare d’accordo solo quando si è amici. L’amicizia tra colleghi di lavoro può nascere (ed è anche bello che nasca) come conseguenza di una conoscenza reciproca e del fatto di aver approfondito la relazione, ma non è il fondamento di un rapporto di lavoro.
Essere colleghi significa avere qualcosa che ci collega, che ci unisce, esattamente come essere soci vuol dire partecipare a una stessa società.

Ecco che allora all’interno di una squadra quello che può sembrare assurdo diventa la soluzione.
Ciò che crea legami di familiarità è il fatto di puntare all’obiettivo comune, è la vittoria, è l’appartenere a una squadra.

Questa dinamica fa anche superare quei momenti di attrito che sono piuttosto comuni: la gelosia, la discordia. Offre uno stimolo realistico per andare oltre, favorendo l’instaurarsi di queste buone abitudini, che dopo un primo sforzo diventeranno uno stile naturale. 

Perciò quello che serve è aumentare i momenti di rielaborazione delle vittorie e delle sconfitte sportive, specie quando questo avviene per la scarsa collaborazione; parlare spesso di fronte a tutti i ragazzi delle capacità di ognuno; non esaltare soltanto i primi, ma far cogliere al giocatore di punta che anche se c’è il fuoriclasse, il fuoriclasse ha bisogno della squadra; sottolineare sempre il positivo come base per correggere il negativo; prendersi del tempo per parlare con tutti singolarmente, accettando la fatica e i tempi lunghi di quest’operazione.
In questo modo si riuscirà a costruire uno stile di collaborazione e di condivisione degli obiettivi, arrivando anche a creare quel terreno fertile per eventuali belle amicizie.

Buon lavoro!

 

Lo staff de Lo Spiazzo

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