ARRABBIAMOCI ALTRIMENTI

Scritto da Redazione.

arrabbiamocidi Carlo Cumino

 La rabbia fa paura sia ai bambini sia agli adulti ma è solo una normale emozione umana. Vi diamo, dunque, qualche consiglio per avviare in casa un piccolo laboratorio per aiutarvi a gestire la rabbia in famiglia.

 

 

 

 

 

Che cos’è?

 

Quello che vi proponiamo in quest’attività sono una serie di consigli per imparare a gestire la rabbia in famiglia, partendo da quelle che sono le 3 “regole della rabbia”, espresse nel libro Ho un vulcano nella pancia. Come aiutare i bambini ad affrontare la rabbia di Eliane Whitehouse e Warwick Pudney:

 

  1. quando si è arrabbiati non bisogna far male agli altri;
  2. quando si è arrabbiati non bisogna fare del male a sé stessi;
  3. quando si è arrabbiati non bisogna danneggiare gli oggetti (propri e altrui).

 

Partendo dall’assunto che la rabbia è un’emozione naturale (quindi non bisogna esserne spaventati), queste tre regole possono essere utili ai genitori per cominciare a pensare a come gestire positivamente la rabbia, poiché i bambini imparano più da ciò che vedono, che da ciò che si dice loro.

 

 

Perché lo facciamo?

 

Comprendere l’emozione, nota come “la rabbia”, ci permette di inserirla tra i  nostri sentimenti.

Come i bambini, anche gli adulti spesso hanno paura della rabbia per esperienze negative che hanno avuto in passato. Ciò può portare i bambini a reprimere la rabbia (anziché sfogarla in modo positivo) per via della mancanza di un modello cui ispirarsi. Questo può causare problemi come stress, irritabilità o reazioni anche più gravi.

È importante comprendere che la rabbia non è negativa in partenza, poiché funge da reazione positiva e stimolo. Sono il sopruso e la violenza (degenerazioni della rabbia) ad essere negativi. Ciò permette ai bambini di diventare consapevoli dei limiti che devono avere i loro comportamenti e li rende più responsabili nei confronti delle altre persone.

Imparare a gestire positivamente la propria rabbia è anche fare un passo in avanti per la creazione di una società più pacifica.

 

 

Che cosa si fa?

 

Il modo migliore di gestire la propria rabbia è parlare di quello che ci fa arrabbiare, ma non è sempre facile riuscire a trovare un modo per farlo (specialmente se non siamo abituati).

Per avviare il laboratorio possiamo iniziare attaccando in casa uno o più cartelli con su scritto le 3 regole della rabbia, aggiungendo in più quella di parlare con qualcuno della cosa/persona che ci fa arrabbiare (ad esempio una frase come “Quando sei arrabbiato non fare male agli altri, a te o alla cose ma parlarne!”), e la creazione di un quaderno/cartellone dove segnare i punti quando i ragazzi riescono a gestire la loro rabbia nel modo corretto.

 

Le attività che possono essere proposte ai ragazzi possono essere di vario tipo: dal far dare pugni ad un cuscino o accartocciare i giornali fino ad altre valvole di sfogo, come fare un disegno di ciò che ci ha provocato rabbia o scrivere una lettera sul fatto accaduto.

Oltre a ciò è necessaria anche la presenza di un dialogo tra i genitori e il ragazzo o il bambino, che lo aiuti a comprendere le sue emozioni, aspettando sempre che abbia esposto il suo punto di vista prima di cercare ad aiutarlo a trovare soluzioni e ad esporre un punto di vista alternativo: i due mezzi (infatti) non si escludono, ma si completano a vicenda.

Un traccia che potete utilizzare nel condurre un dialogo può essere, ad esempio, questa: “Ti vedo arrabbiato. Prova a fare questa cosa per sfogarti … Adesso come va? Sei ancora arrabbiato? Vuoi parlarne? Cos’è successo?”.

Un esempio di attività che vi proponiamo è quello di utilizzare una scheda (scaricabile qui) su cui i ragazzi possono scrivere/illustrare i problemi che li fanno arrabbiare, qual è il loro bisogno e quali possono essere le soluzioni per risolverlo.

Dopo che il ragazzo ha completato la scheda, potete usarla per affrontare con lui una discussione sull’accaduto, cercando anche di aiutarlo a ricordare quali sono le regole della rabbia.

 

 

Suggerimenti e varianti

 

Esistono vari tipi di attività per le diverse fasce d’età:

 

con un bambino di 6 anni è possibile utilizzare i suoi pupazzi per fargli simulare un litigio, chiedendogli di ricostruire i fatti (Es. “Questo sei tu, e quello è Marco. Fammi vedere che cos’è successo. Che cosa ti ha detto? Che cosa gli hai detto? Etc…); ad un adolescente, invece, si può far scrivere una lettera o aiutarlo a sfogarsi facendogli accartocciare i vecchi giornali. Un’altra alternativa coi ragazzi più grandi può essere far pensare a loro un’attività che li aiuti a sfogarsi, quando sono arrabbiati.

 

 

Consigli per i genitori

 

Voi avete un grande potere sui bambini, e avete la responsabilità di usarlo con saggezza: ricordate che i bambini sono persone coi loro diritti e che l’esempio di un adulto vale più di mille parole.

 

Prevenire è sempre meglio che curare. Visto che chi ha una buona autostima si arrabbia difficilmente, è importante aiutare i bambini a costruire un buon concetto di sé facendoli sentire amati, evitando di confrontarli con altri bambini e di criticare sempre e solo i loro comportamenti!

 

Non abbiate fretta: date ai ragazzi il tempo per imparare ad interiorizzare le loro emozioni e cercate di non avere aspettative sproporzionate rispetto alla loro età!

 

Mettevi nei loro panni. Anche voi siete stati bambini: cercate di capire come comportarvi, chiedendovi: “Come avrei voluto che si comportassero gli adulti con me quando avevo la loro età?”

 

Non obbligateli a scusarsi se non se la sentono. I bambini potrebbero interpretarlo come un obbligo ad ingoiare la rabbia e a comportarsi da ipocriti.

 

Carlo Cumino

EEDUCARE2.2b-29

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